La prima laureata della storia e l’orgoglio di essere donne

Navigando nella rete virtuale ci si imbatte sempre più spesso in notizie fasulle, campate in aria e, talvolta, assolutamente assurde. Sembra che la numerosità di queste pagine si intensifichi durante le feste comandate ed è da dire che, nella miriade di informazioni che possiamo trovare in rete, è sempre più difficile discernere tra quelle vere e valide e quelle non veritiere.
La situazione che ho dovuto affrontare è stata proprio questa, quando mi sono imbattuta, per puro caso e, tra le altre cose in un social network foriero di notizie fasulle, nella storia della prima donna laureata al mondo, ovviamente italiana. La storia di questo personaggio è alquanto particolare e movimentata, per cui, incuriosita, ho voluto approfondire l’argomento e cercare di più.
La donna che ha suscitato la mia curiosità si chiamava Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, spesso indicata anche con il cognome di Corner, nata a Venezia nella metà del 1600.
Elena, quinta di sette figli, nacque nel 1648 dall’unione di Giovan Battista Cornaro, nobile appartenente a una delle più antiche famiglie del patriziato di Venezia nonché procuratore di San Marco (carica seconda solo a quella del doge), e di Zanetta Boni, donna di umilissime origini e, a detta di certe fonti, di professione meretrice.
Nonostante tutti i figli fossero stati riconosciuti e legittimati alla nascita, a causa delle origini materne i due giovani maschi non poterono essere iscritti nel Libro d’oro della nobiltà né entrare nel Maggior consiglio fino al 1664, quando il padre Giovan Battista comprò il titolo grazie al versamento della corposa somma di 105.000 ducati. L’antica famiglia era, quindi, esclusa dalle più elevate magistrature della Repubblica di Venezia, ma manteneva, comunque, il prestigio del nome, del patrimonio e della cultura: infatti il bisnonno di Elena era un famoso scienziato amico di Galileo Galilei e il nonno, studioso di fisica e collezionista di quadri e di strumenti scientifici, aveva creato un’importante biblioteca; inoltre dalla famiglia Cornaro uscirono ben quattro dogi, nove cardinali e una regina di Cipro.
Per dare lustro ad una famiglia non più sulla cresta dell’onda, Giovan Battista, conscio della genialità e delle attitudini della figlia femmina, le imporrà di laurearsi.
Ma facciamo un passo indietro: fin dai sette anni Elena fu avviata agli studi classici, alla matematica, alla astronomia e alla geografia, non tralasciando, poi, lo studio della musica. A soli 22 anni parla correttamente e disquisisce di questioni riguardanti la matematica o la filosofia in greco moderno e antico, latino, francese, inglese e spagnolo e, per questo motivo, studiosi e dotti accorrono da tutta Europa per sentirla. In più, appassionata e impegnata negli studi di teologia, sceglie di imparare, sotto la guida del rabbino di Venezia, l’ebraico.
Pur essendo coltissima e apprezzando i dibattiti e gli incontri, Elena è da sempre molto riflessiva e austera e, chiesta in sposa da un principe tedesco, rifiuta la proposta per dedicarsi agli studi e a una vita riservata, diventando a 19 anni oblata benedettina pur continuando a vivere, in abiti normali, nella casa paterna.
Vista la natura della Corner è facile capire come non fosse interessata alle ambizioni paterne che la vogliono laureata per risollevare il nome familiare, né interessata ad un sapere da sfoggiare nei salotti, ma non volendo né potendo contraddire il desidero del pater familias, dopo aver tenuto una pubblica disputa in filosofia in greco e latino, chiede di laurearsi in teologia allo Studio di Padova, che accetta e predispone già la cerimonia.
Ma a questo punto subentra un intoppo. Infatti, nonostante i successi accademici della Cornaro, già accolta nell’Accademia dei Ricoverati di Padova, nell’Accademia degli Infecondi di Roma, nell’Accademia degli Intronati di Siena, negli Erranti di Brescia e in molte altre e nonostante la sua fama fosse tale da essere inserita nella biografia dei personaggi celebri di Gregorio Leti, alla proposta di laurea si oppose il cardinale Gregorio Barbarigo, vescovo di Padova e cancelliere dell’Università. L’attuale santo Barbarigo (canonizzato da Papa Giovanni XXIII), sostenendo l’inferiorità del genere femminile e apportando a suo sostegno anche la prima Epistola di San Paolo a Timoteo, disse che laureare una donna avrebbe reso l’Università di Padova ridicola in tutto il Mondo.
A queste affermazioni e alla pesante presa di posizione del cancelliere, ne seguì un conflitto tra il cardinale, il Cornaro e l’Università, che si risolse con il compromesso di far laureare Elena non in teologia, bensì in filosofia.
Sabato 25 giugno 1678, il giorno dell’esame per il Dottorato in Filosofia, l’aula del Collegio in cui, di norma, avvenivano le lauree risultava talmente tanto gremita (fonti parlano di 30mila persone accorse) da dover trasferire la sede della discussione nella cappella della Vergine, nella Cattedrale di Padova. Si dice che addirittura Luigi XIV, diretto a Roma, ordinò al cardinale d’Estrèes di fermarsi a Padova per verificare di persona le voci sulla incredibile donna.
La discussione di laurea verté su due tesi su Aristotele e gli esaminatori proclamarono Elena Lucrezia Corner Piscopia magistra et doctrix in philosophia, facendola diventare, così, la prima donna al mondo ad essersi laureata e a potersi fregiare del titolo di Doctor. Aggregata al Collegio dei filosofi e dei medici dell’università patavina, Elena però non insegnerà mai in quanto donna e in quanto membro di una famiglia partrizia veneta, che di norma non poteva lavorare, soprattutto se, come nel caso della famiglia Corner, possedeva una determinata ricchezza patrimoniale.
Stabilitasi a Padova, già seriamente malata di tubercolosi e da sempre indebolita, forse a causa della vita di studio e di penitenze, morì il 26 luglio 1684 a soli trentotto anni; fu sepolta, su volere del padre, nella chiesa di Santa Giustina. Ma anche da morta Elena non trovò la strada spianata: infatti il padre, per celebrare la figlia e di conseguenza la famiglia, aveva fatto richiesta di erigere un monumento sepolcrale, impedito dai benedettini, ma la tenacia di Gian Battista alla fine prevalse poiché si rivolse ai padri conventuali i quali accordano il permesso di costruire un cenotafio. Purtroppo quest’ultimo, do­po nemmeno 40 anni, verrà demolito: uno dei fratelli di Elena, indebitato e con l’obiettivo di vendere le statue ritraenti la sorella, cederà alle pressioni dei frati, che lamentavano il fatto di avere una ridotta visuale sull’altare maggiore proprio a causa del cenotafio.
La prima dottoressa mondiale, inoltre, aveva disposto che, alla sua morte, fossero distrutti tutti i suoi manoscritti e le carte consistenti in discorsi sulla morale e la religione e in alcune poesie, che però vennero pubblicate postume e che, secondo Benedetto Croce, «scarsissimo o nullo è il valore di tutta cotesta letteratura ascetica e rimeria spirituale».
Nonostante le varie vicissitudini e nonostante il fatto che di Elena Lucrezia Cornero rimangano pochissime tracce e nozioni, bisogna tenere ben presente il significato dell’operato e dell’esistenza di questa straordinaria donna che, grazie alla tenacia, alla fiducia e all’ambizione del padre, ha ottenuto per prima il riconoscimento della capacità delle donne di pensare, di dibattere su temi un tempo riservati solo al cosiddetto sesso forte e di dimostrare che il sesso debole poi così debole non è.

VALENTINA GONANO

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